mercoledì 22 febbraio 2012

Terapia del respiro

Respirare bene è importante tanto per i bambini quanto per gli anziani. Sono stati avviati degli studi clinici all'università di bari per l'uso di aerosol ecco di cosa si tratta.

Il tuo bambino soffre di allergie?
niente paura. I medici stanno pensando ad una terapia veramente benefica per tutti coloro che soffrono di allergie. Come noi sappiamo l'acqua di mare e l'aria degli ambienti salmastri aiutano i soggetti allergici a ridurre le crisi di allergia. Ma non tutti possiamo vivere vicino alla costa, anzi, è spesso proprio l'inquinamento delle città che ci provoca crisi allergiche.

Ed è proprio su questi principi che  il reparto di Otorinolaringoiatria del Policlinico Universitario di Bari sta mettendo in atto una sperimentazione sull’utilizzo dell’Aerosol. Si tratta in realtà di una stanza interamente costruita in salgemma con un'umidità che oscilla tra il 40 ed il 60 % ed una temperatura compresa tra i 18 ed i 24 gradi centigradi.

Attraverso un sistema di Areosol a secco è possibile respirare piccolissime particelle di sale e di iodio di dimensioni ideali per raggiungere tutte le sezioni delle vie respiratorie. In una seduta di 30 minuti si condensano tutti benefici di 3 giorni piedi di mare.


Il nome di questa terapia? Si chiama AREOSAL, proprio perché si tratta di aerosol concentrato in una sala. Lo studio è coordinato dal Professor Matteo Gelardi e concerne l'ipertrofia adenotonsillare subostruente e la patologie correlate in età.

In questo modo non solo si riuscirà a dimostrare la validità del brevetto ma anche i benefici derivanti a questo elemento naturale purificato ed il suo uso nelle terapia contro l'allergia. La letteratura medica sarà dunque arricchita di una nuova importante ricerca che renderà un focus molto accurato sugli utilizzi delle microparticelle naturali contenute nel sale.

L'areosol inoltre è utilizzato anche per le terapie contro la psoriasi e proprio in questo campo è stato condotto un trial clinico presso il San Raffaele di Milano.

Consigli per smettere di mangiarsi le unghie

Mangiarsi le unghie esattamente come mangiarsi le labbra è un "vizio" difficile da togliere. Ma durante gli anni sono stati studiati molti modi per smettere di mangiarsi le unghie.

Questo terribile vizio fa due vittime: le unghie costantemente divorate dalla nostra bocca e dal nostro stress e noi stessi, schiavi dell'onicofagia.

A torto l'onicofagia viene considerato un vizio che comporta sgradevoli effetti estetici, ma in realtà è un disturbo che dall'interno si estende all'esterno del nostro corpo. Da una costante pressione di stress infatti il nostro cervello reagisce divorando ciò che è esterno e che ci crea un peso. Il divorare le unghie crea non solo un problema estetico ma può anche essere all'origine di ferite alle dita e alla conseguente possibile infezione.

A tutto ciò si aggiunge anche il fatto che la matrice dell'unghia, responsabile della sua forma, può alterarsi e così con all'onicofagia possiamo ricondurre anche un danno permanente: quello dall'alterazione della forma e della matrice dell'unghia.

Ma non dobbiamo dimenticare le infezioni della bocca derivanti direttamente dalla trasmissione dei batteri dalle mani al cavo orale.

Ma come guarire dall'onicofagia?
Il primo passo da fare è capire cosa ci induce a mangiare continuamente le unghie: stress, disagi, situazioni emotive forti, frustrazione, depressione.
Dopo aver compreso la causa si potrà attutire questo problema con accorgimenti pratici.

Innanzitutto dobbiamo circondarci di persone che possano fermarci quando stiamo per portare le mani alla bocca.

In secondo luogo dobbiamo usare smalti e sostanze amare quando si tratta di periodi caldi di modo da provare una spiacevole sensazione quando portiamo le mani alla bocca. D'inverno invece possiamo provare ad usare guanti di cotone anche in casa. Per mangiare le unghie a quel punto dovremmo toglierceli e questo gesto rende automaticamente manifesto ciò che stiamo per fare.

Inoltre dobbiamo leccarci le ferite dopo anni di onicofagia. Iniziamo con l'integrare nella nostra dieta le vitamine E, D, A che nutrono le nostre unghie. Ma anche aminoacidi naturali.

Inoltre per una corretta manicure dobbiamo affidarci all'estetista che rimuovendo pellicine, può aiutare la giusta ricostruzione dell'unghia stessa.

martedì 14 febbraio 2012

Tubercolosi: virus resistente a farmaci

E' stato trovato un virus della tubercolosi che resiste ad ogni tipo di farmaco. L'allarme è scattato in india ma si pensa che possa diffondersi velocemente a causa dell'elevata contagiosità

Ricordi anche tu l'allarme TUBERCOLOSI scattato al Gemelli di Roma?
A quanto pare non si tratta dell'unico virus sfuggito alla supervisione dei medici. In India e precisamente a Mumbai si sta combattendo una vera e propria emergenza sanitaria. Un virus della tubercolosi riscontrato in alcuni ospedali infatti sta letteralmente mandando in crisi i gruppi di ricerca in quanto il virus resiste ad ogni tipo di farmaco!

Fino ad oggi i casi di "super-tbc" sono una ventina, ma a causa dell'elevata contagiosità i pazienti sono stati messi in isolamento. Il virus infatti, come riportato dalla rivista New Scientist ha causato già 3 morti. A dirlo è Zarir Udwadia dell'Hinduja National Hospital and Medical Research Centre di Mumbai.

Poiché la città è densamente popolata, i medici non solo stanno cercando di curare i malati di TBC ma stanno anche cercando di ricostruire l'origine del contagio per capire da dove parte il virus. per adesso non si ha alcun risultato e la TBC si sta estendendo a macchia d'olio. Sono intervenuti gruppi di ricerca in tutto il mondo ed ai pazienti sono stati somministrati anche farmaci prodotti da aziende farmaceutiche occidentali ma senza risultato. Il problema è che il virus resiste a tutti i tipi di farmaci oggi in commercio.

Una situazione di grande allarme che non è sfuggita all'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che sta sorvegliando costantemente il caso dell'epidemia di Mumbai.
"Serve infatti un programma di lavoro comunitario per fronteggiare quella che potrebbe essere un'epidemia di dimensioni spropositate", affermano i responsabili di gruppi di ricerca che collaborano per l'OMS. Per il momento è importante non abbandonare la guardia.

venerdì 3 febbraio 2012

Liquirizia: razionala in base all'età

La FDA ha dispensato recentemente alcuni consigli in merito all'assunzione di liquirizia. Una pianta dai mille benefici e le mille virtù che è diventata protagonista dell'igegneria culinaria, ma bisogna fare molta attenzione a quanta bisogna mangiarne soprattutto in base all'età.

Solitamente le precauzioni sul cibo sono indipendenti dall'età perché le variazioni di pressione di colesterolo, diabete e quant'altro dipendono più che altro dalla presenza di alcune patologie cardiovascolari o sindromi metaboliche.

Con la liquirizia il rischio "pressione alta" è sempre in agguato. E allora? Quali sono le precauzioni da prendere?

Innanzi tutto non bisogna mangiarne una gran quantità in una sola volta. Questa è la prima regola perché con l'assorbimento dei nutrienti della liquirizia il ritmo cardiaco inizia a cambiare.

Non si tratta di un'aritmia consistente se si è in buona salute, ma con l'età il rischio è quello di andare in contro all'ipertensione. A questo punto potrebbero verificarsi alcuni sintomi: ritmo cardiaco irregolare o debolezza muscolare. In questo caso meglio smettere di mangiarne e contattare il medico. E' bene inoltre ricordare che la liquirizia può interagire con alcuni farmaci, erbe e integratori alimentari. Se si assumono farmaci o integratori meglio consultare un medico sulle possibili interazioni.


Questi consigli sono stati dispensati dalla FDA (Food & Drug Administration) agenzia governativa appartenente al dipartimento di Salute e Servizi Sociali del Governo Americano. Tuttavia si tratta di consigli validi per tutti perché secondo la maggior parte dei medici  la liquirizia nera contiene glicirrizina, il composto dolcificante derivato dalla radice di liquirizia che può causare l’abbassamento improvviso dei livelli di potassio nel corpo. Questo effetto può portare anomalie del ritmo cardiaco, ipertensione, edema (gonfiore), letargia e insufficienza cardiaca.
I medici sottolineano che basta interromperne il consumo per ritornale alla normalità e ristabilire i normali livelli di potassio.

Se dunque hai cominciato a soffrire d'ipertensione dopo la menopausa o l'andropausa, rivolgiti al medico per conoscere i rischi degli alimenti che assumi più di frequente.

Maria Melania Barone