mercoledì 31 agosto 2011

Eiaculazione ritardata: quando si diagnostica?


L’eiaculazione ritardata rappresenta l’inibizione del riflesso eiaculatorio: pur mantenendo intatta la capacità erettiva ed integro il desiderio sessuale, l’individuo non è capace di eiaculare durante il coito. Il sintomo può essere anche più grave, laddove c’è un’incapacità di raggiungere l’orgasmo. Viene diagnosticata l’eiaculazione ritardata quando:
1.    L’eiaculazione è comunque raggiungibile, ricorrendo a modalità erotiche quali la masturbazione;
2.    L’uomo che soffre di eiaculazione ritardata, percepisce la costante sensazione che il riflesso eiaculatorio stia per realizzarsi da un momento all’altro.

Circa il 44% dei soggetti intervistati in una recente ricerca italiana ha affermato di soffrire di eiaculazione ritardata, ma il dato più interessante riguarda la notevole importanza del vissuto soggettivo di questi soggetti rispetto a quello soggettivo. Questo perché è molto difficile tentare di definire il tempo “giusto” entro il quale è possibile esperire l’orgasmo. La difficoltà di stabilire la norma di ciò che è sano o patologico nell’ambito della sessualità, pone maggiore importanza sul vissuto soggettivo del singolo o della coppia.

Secondo la psicoanalisi l’eiaculazione ritardata è un’espressione di paure inconsce di castrazione, laddove la vagina è vissuta come materna. In questo caso avviene un compromesso attraverso il sintomo nevrotico: ci si potrà permettere il rapporto sessuale e l’eventuale piacere, evitando la pericolosa eiaculazione. Ci possono essere comunque cause più superficiali quali l’ansia da prestazione, dove l’uomo sente di non essere all’altezza di un compito, oppure un problema relazionale di coppia con il sintomo che diventa uno strumento di lotta per il potere o l’espressione dell’ambivalenza del matrimonio. La terapia per l’eiaculazione ritardata è consigliata nel momento in cui si parte da una buona motivazione al cambiamento!

martedì 23 agosto 2011

Mare: sandaletti o infradito?

Al mare la scelta di scarpe comode da indossare è davvero variegata. Oggi è possibile scegliere tra i vari modelli di infradito o di sandaletti. Ma qual è la calzatura maggiormente raccomandata?

Quest'anno la moda degli infradito ha subito un'evoluzione: non ci sono soltanto quelli morbidi in gomma antiscivolo, ma la scelta si è arricchita con infradito decorati di perline e conchiglie oppure con modelli esotici in sughero e decorazioni in pietra. Veramente gettonati invece sono dei tipi di infradito che si chiudono come un sandalo grazie ad una fascia di pelle che fa da cavigliera solitamente decorata in modi molto diversi. Spesso questi infradito sono così chiusi che finiscono per diventare un misto tra i sandali e gli stivaletti estivi, ma hanno la particolarità di essere davvero predominanti per la loro stravaganza.

Bisonga però stare attenti a quali sandali indossare sulla spiaggia perché di giorno bisogna badare maggiormente alla comodità, le passeggiate serali invece ti permetteranno di sbizzarrirti. Allora la domanda è: per il mare è meglio l'infradito o il sandalo?

La soluzione per la spiaggia piena di sassi è indubbiamente un sandaletto di gomma antiscivolo. Questo sandalo è necessario in quanto spesso dove sono i sassi vi sono anche i ricci di mare. Inoltre la possibilità di tagliarsi la pianta del piede è veramente alta in quanto nei sassi non è possibile prevedere sempre dove siano depositati detriti di vetro.

L'ultima idea dell'estate 2011 sono dei sandaletti di gomma che coprono tutto il piede fino alle caviglie realizzati con cerchi di gomma spesso trasparente. Chi li ha provati assicura che sono davvero comodi oltre a proteggere tutto il piede soprattutto per coloro che amano esplorare le scogliere.

Per le spiagge ricche di sabbia invece potrete sia organizzarvi con sandaletti di gomma sia con infradito. In realtà la soluzione migliore sarebbe stare proprio scalzi e camminare a lungo sul bagnasciuga per allenare il sistema muscolo scheletrico a tutto beneficio della schiena.